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Quali sono le consuegenze per i bambini dell’utilizzo del ciuccio o della suzione del pollice?

Il ciuccio o la suzione del pollice è una abitudine viziata molto comune che se al dentista comporta delle difficoltà nel trattamento, nel piccolo paziente dà un gran senso di appagamento.

L’uso esagerato nel tempo comporta una modificazione scheletrica del mascellare con approfondimento del palato e retrazione della mascella cioè il palato diventa stretto e profondo.

Inoltre anche l’inclinazione dei denti cambia, i superiori si inclinano verso l’esterno, vengono in fuori e gli inferiori sono spinti indietro. Questo comporta che la lingua deve portarsi in avanti per creare un sigillo per la deglutizione.

Da qui ci possono essere problematiche nella articolazione delle parole dovute ad una abitudine errata nella postura della lingua con successiva necessità di esercizi di rieducazione da parte del logopedista in concomitanza all’utilizzo di un apparecchio ortodontico.

Inutile dire che la direttiva è quella di cercare di far smettere questa abitudine al bimbo, ma senza forzare troppo, insistendo in special modo su quei bimbi che non lo usano volentieri in mezzo agli amici,  vergognandosi un poco, e probabilmente più pronti per smetterlo.

E’ importante sapere che nella maggioranza dei casi se il bimbo smette di portare il ciuccio finché ha ancora tutti i denti da latte (5 anni) si ha un buon riassestamento naturale dei denti.

Quindi non negatelo del tutto a vostro figlio ma dateglielo per periodi brevi con l’intenzione di smettere a 3-4 anni massimo.

Vi consiglio un libro da leggere TOGLIAMO IL CIUCCIO di Paola Perrone, una guida teorico-pratica destinata ai genitori, per comprendere a 360° il tema dei vizi orali e delle ripercussioni che possono avere sullo sviluppo muscolo-scheletrico del bambino.

libro di consigli per togliere il ciuccio ai bamb

Nel libro ci sono anche numerosi consigli pratici per orientare e motivare i genitori ad accompagnare i loro bambini verso l’abbandono dei vizi orali dell’infanzia, coniugando l’approccio emozionale con quello cognitivo.

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