Un articolo che parla di dislessia scritto da una mamma, pedagogista, che sta vivendo in prima persona il problema di avere figli con disturbi specifici d’apprendimento.

BENEDETTA DISLESSIA! 

Sotto il nome DSA c’è un mondo, ai più sconosciuto, di migliaia di piccoli disturbi d’apprendimento specifici che spaziano dall’invertire cifre, lettere, sillabe, concetti, doppie…alla disortografia fino all’incapacità di leggere o di scrivere o far di conto.

I DSA riguardano diversi ambiti dalla memoria, al calcolo, al lessico alla scrittura…Questi problemi apparentemente banali, possono essere però causa di numerosi fraintendimenti da parte di chi vive attorno alla persona: famigliari, scuola, amici…

Alle volte il bambino col deficit viene considerato svogliato, in altri casi viene bollato come stupido, in altri viene riempito di note e demeriti o addirittura bocciato. In realtà il bambino col deficit NON HA NESSUNA COLPA: porta in sé un gene ereditario di cui non può liberarsi. Può solo SCOPRIRLO, ACCETTARLO, IMPARARE A CONVIVERCI E TROVARE TATTICHE PER OVVIARE AL PROBLEMA.

Non può certo negarlo né abbattersi per questo (purtroppo però spesso così succede ed i nostri servizi pubblici son pieni di famiglie disperate ) anche se prima di scoprirlo purtroppo deve subire numerose frustrazioni e giudizi negativi tali a volte da far perdere autostima e speranza di potercela fare comunque. A volte capita che con sforzi immani il bambino riesca a rimanere al passo con la classe; in tal caso risulta ancora più difficile una diagnosi precoce ed una possibilità di intervento per facilitargli le cose.

Personalmente credo di rientrare in quest’ultimo caso (difficoltà di memoria sia nelle poesie che nelle tabelline che nelle date storiche o nelle formule fisiche ma che ovviavo sbirciando o studiando con gli schemi per ricordarmi la disposizione grafica nel foglio, oppure imparare a tempo di musica), mio marito pur laureato ed attuale dirigente aziendale ha invece sempre avuto difficoltà più palesi nel lessico, nella lettura, nella scrittura delle doppie, degli accenti… In ogni caso nessuno di noi due è mai stato diagnosticato perché all’epoca dei nostri studi era ancora materia oscura…

Morale: 3 su 4 figli con DSA. La mia disperazione in questi anni non è stata tanto quella di far studiare e di capire le difficoltà dei figli (anche comunque!) quanto quella di far capire alle insegnanti che non si trattava di svogliatezza, malafede, disattenzione del bimbo o incuria nostra. I tentativi disperati di convincere mio figlio (che non è stupido!) ad andare a fare test ai servizi di Neuropsichiatria infantile, di convincere il marito ed i nonni che non sono io a volerlo bollare (credono che sia meglio negare e nascondere, come se il problema fosse di chi lo vede), di raccordare i servizi e le diagnosi con le insegnanti (che negano il problema e la diagnosi x 3 anni di seguito), i referenti dsa della scuola (che dopo aver spiato mio figlio in classe dicono in riunione “l’ho visto e mi sembra normale!”), la preside (che mi consiglia di cambiare scuola)….

Eppure sia io che mio marito siam persone realizzate che non si sono mai abbattute nelle difficoltà pertanto CE LA POSSONO FARE ANCHE I NOSTRI FIGLI ma, dico io, se si può, perché negar loro UN AIUTO IN PIU’ ed un’iniezione di fiducia nelle loro BUONE QUALITA’ DA VALORIZZARE?

Ricordo una volta che per sdrammatizzare un brutto voto seguito ad una punizione di mio figlio per non aver fatto un compito che non ricordava in quanto era stato detto velocemente a voce sul finire dell’orario scolastico, oltre a rimediare facendogli fare il compito per il giorno successivo, gli ho fato portare a scuola una costruzione altamente ingegneristica e meccanizzata creata interamente da lui, col suo estro, fantasia e… competenza di gran lunga superiore alla media dei coetanei. Purtroppo l’idea tesa a sdrammatizzare la frustrazione ed a valorizzarlo nelle sue personali competenze, ha sortito soltanto un’ennesima delusione: sgridato pubblicamente, la creazione è stata rotta e rimasta nella scatola sull’armadio in classe senza mai essere mostrata ai compagni. E mio figlio si è arrabbiato con me. Marito pure. (!)

Chissà se un giorno meriteremo, almeno per gli sforzi fatti in tal senso, qualche supporto o progetto differenziato tale da agevolare l’apprendimento. Intanto stiamo in attesa combattendo battaglie quotidiane e sforzandoci di superare difficoltà. Non mi preoccupo più però se mio figlio non finisce i compiti, l’importante è che capisca ciò che fa e sia tutta “farina del suo sacco”.

fine prima parte…

Elena Fini

Anche tu hai un figlio con Dsa? Come state vivendo questa esperienza? Se c’è lo vuoi raccontare lascia un commento qui sotto, grazie.