L’ecografia è un esame che consente di vedere gli organi interni al nostro corpo, grazie all’utilizzo di ultrasuoni che attraversano i tessuti. Data la sua sostanziale innocuità (in oltre 30 anni di utilizzo non sono mai stati riportati effetti dannosi sulla madre o sul feto), viene largamente utilizzata nei controlli di routine in gravidanza. Questo però non significa che sia consigliabile eseguire un’ecografia al mese; controlli così ravvicinati forse possono tranquillizzare la mamma ma, per quanto non “facciano male”, non le garantiscono un esito favorevole sullo sviluppo del feto.
I dati presenti in letteratura scientifica indicano che nelle gravidanze fisiologiche (senza fattori di rischio) l’ecografia del 2° trimestre è quella più utile per controllare il benessere fetale e per migliorare gli esiti alla nascita.
Nella nostra provincia, i protocolli di assistenza alla gravidanza, inseriscono anche un’ecografia nel 1° trimestre ed una nel 3° trimestre, nei controlli di routine.
A cosa servono queste ecografie?
La prima (effettuata entro la 12° settimana) serve innanzi tutto per datare correttamente la gravidanza (vedere quanto è grande l’embrione consente di calcolare la data effettiva del concepimento e quindi la data presunta del parto), inoltre permette di diagnosticare eventuali gravidanze gemellari, e di controllare la vitalità dell’embrione/feto (cuore che batte).
La seconda eco (entro la 21°settimana), nominata anche “morfologica”, è quella che consente di studiare la conformazione del feto: si analizzano i suoi organi interni, gli arti, al fine di individuare eventuali anomalie (malformazioni congenite). In questa sede si diagnosticano anche anomalie della placenta o del liquido amniotico. A volte viene supportata da un esame ulteriore che mette in evidenza la circolazione sanguigna del feto (flussimetria doppler).
Nell’ultima eco (entro la 34° settimana) si valuta l’accrescimento fetale (stima del peso), si controlla la placenta (funzionalità e posizione) e la quantità di liquido amniotico.
Altre ecografie vengono poi effettuate dal centro nascita quando si supera il termine di gravidanza, sempre per valutare le condizioni di feto, placenta e liquido.
Nonostante il largo utilizzo, e la precisione degli strumenti in dotazione alle unità operative, è possibile che alcune anomalie fetali non siano rilevate dall’esame; oltre alle variabili tecniche (posizione fetale, spessore della parete addominale materna, ecc.) va considerato il fatto che alcune patologie non sono diagnosticabili con il solo uso dell’ecografia.
Nel valutare quindi a quante ecografie sottoporsi in gravidanza credo sia consigliabile, per le gravidanze a basso rischio, attenersi al protocollo; sarà lo specialista che segue la donna a valutare la necessità di effettuare altri eventuali controlli.
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[box type=”info” ]Articolo a cura della Dott.ssa Laura Uguzzoni, laureata in Ostetricia, voto 110/110 con Lode all’Università degli Studi di Modena, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di laurea in Ostetricia.[/box]